Lettera ai genitori in occasione del primo giorno di scuola (di Alberto Pellai)
Medico ricercatore presso l'Università di Milano, psicoterapeuta dell'età evolutiva e scrittore
Pubblichiamo volentieri questa illuminante lettera di Alberto Pellai, medico ricercatore presso l'Università di Milano, psicoterapeuta dell'età evolutiva e scrittore, pensata per i genitori dei bambini che si apprestano ad intraprendere il loro cammino di scolari (ma può andare bene anche per tutte le altre classi).
"LETTERA AI GENITORI IN OCCASIONE DEL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
Cari mamma e papà, io oggi comincio la scuola primaria. Divento ufficialmente uno scolaro. So quanto voi ci teniate a me e alla mia istruzione. So che studiare è importante. Ma se possibile, vi consiglio di leggere queste piccole regole che ci permetteranno di capire che la scuola serve per la vita ma che non è tutta la nostra vita.
1. Io non sono i voti che prendo. E voi neppure. Quindi se qualche volta prendo benino (e non bene), se la maestra mi mette qualche visto, se addirittura arriva a casa l’invito a rifare qualcosa perché ho sbagliato tutto: calma e sangue freddo! Non è morto nessuno, domani il sole continuerà a sorgere nel cielo. E io ho diritto a fare qualche errore. Non controllate ossessivamente i miei voti, non chiedetemi sempre cosa ho preso nei compiti. Ve lo ripeto: io non sono i voti che prendo.
2. Non mi piace farvi la lista dei voti che hanno preso i miei compagni. Detesto quando mi chiedete chi ha preso più di me e chi ha preso le insufficienze. Voi avete un figlio: me. Sono unico e speciale e non mi piace essere messo in classifica prima o dopo questo o quel compagno, in base ai voti ottenuti. Se non capite bene perché, rileggete il punto 1.
3. Al mattino, se possibile, rallentiamo le corse. A volte mi sembra di essere il vostro portachiavi. Mi svegliate, mi alzate, mi vestite, mi colazionate, mi lavate i denti, mi buttate sulla macchina. E l’unica frase che riuscite a dire è: Corri che è tardi. Possiamo rallentare un po’? Altrimenti al mattino sono così stressato, che tra qualche settimana comincerò ad avere mal di pancia o qualche altro disturbo psicosomatico.
4. Collegato al punto 3: è bello svegliarsi al mattino con i volti dei tuoi genitori che sorridono. Con una bella canzoncina. Con una carezza sulla testa. Ma anche con la televisione spenta. Con i vostri cellulari ancora sconnessi. Così abbiamo il tempo di dirci buongiorno. Poi magari vi racconto che ho un po’ di “ansietta” perché a scuola non so bene che cosa mi aspetta. Allora voi mi guardate negli occhi e mi fate un sorriso. Poi magari papà mi dice anche una barzelletta. E mamma mi fa un massaggino sulla pancia. E io, non so dirvi perché, comincio subito a stare meglio. E l’ansia scompare. E mi viene da ridere. E ho voglia di uscire di casa insieme a voi.
5. Quando mi accompagnate a scuola ricordatevi che io non parto per la guerra. E voi neppure. Perciò, sul cancello di ingresso, basta un bacino e un saluto di buona giornata. Non serve che ci baciamo dieci volte, che ci abbracciamo venti volte. Che mi stringete la mano e poi la lasciate andare e poi la stringete di nuovo. Così come non serve che rimaniate lì sul cancello a vedere che salgo le scale che portano dal cortile all’ingresso dell’edificio. E non serve neppure che rimaniate lì fuori dal cancello ad aspettare che io salga la rampa delle scale, entri nella mia classe e poi corra ai vetri della finestra della mia classe per farvi un’ennesima serie di saluti. E’ vero: i primi 2 o 3 giorni può essere anche bello. Ma poi non serve più. E ve lo do per certo: nel passaggio dal piano terra al primo piano state sicuri che non morirò cadendo nel vuoto della tromba delle scale. Perciò state sereni e andate al lavoro contenti. Quando suonerà la campanella di fine scuole state sicuri che ci ritroveremo all’uscita sorridenti. E saremo tutti sani e salvi.
Mi sembra che sia tutto. State tranquilli. La scuola mi farà bene. E farà tanto bene anche a voi. Crescere è bello.
Due anni fa ho proposto ai genitori la lettura di questa lettera. Mi sembra un buon modo per pensare al primo giorno di scuola dei nostri figli e per riflettere sul nostro ruolo di genitori in questo importante passaggio della loro vita. Se qualcuno di voi sta affrontando l’ingresso alla scuola dell’infanzia o alla scuola primaria del proprio figlio/a oppure l'inizio di un nuovo ciclo di studi (dalla scuola primaria alla secondaria) rifletta su quanto è importante che il nostro viso, le nostre parole, i nostri sguardi, i nostri gesti comunichino tranquillità e sicurezza. I pre-requisiti dell'educazione emotiva per un figlio si fondano sull'equilibrio emotivo con cui noi genitori sappiamo accompagnarlo nel suo percorso di crescita. Solo una buona autoregolazione emotiva di mamma e papà permette ad un bambino/a di conquistare quel senso di sicurezza, tranquillità e fiducia in sè e negli altri, con cui affrontare i passaggi di crescita e le novità.
Riflettete su quanto la calma dei vostri genitori, o al contrario la loro ansia e impusività, hanno condizionato il vostro modo di vivere la scuola e il vostro percorso di crescita. Proprio un anno fa, usciva il mio volume: "L'educazione emotiva per un figlio.Come educare al meglio i nostri figli grazie alle neuroscienze" (Fabbri Editore) in cui affronto questi e altri temi associati alle competenze emotivi dei bambini e alle sfide evolutive che dobbiamo aiutarli a vincere nel loro percorso di crescita. Se lo avete letto ditemi in che cosa vi è stato di aiuto e perchè ne consigliereste la lettura ad altri genitori.
Se volete, commentate e condividete questo post con altri genitori, educatori, insegnanti.
Alberto Pellai"